::L::S::R::  un progetto parafilosofico
non nel tempo -- ma: in tempo

Titolo originale tedesco: Wilhelm Reich -- ohne Freud, Marx, Orgon

Tradotto dal tedesco in francese da Helmut Hardy
Tradotto dal francese all'italiano da Massimo Cardellini



Wilhelm Reich
senza Freud, Marx, Orgone

Di Bernd A. Laska

Sunto biografico

Wilhelm Reich, nato il 24 marzo 1897, a Dobrzanica/Galizia (Austria), muore il 3 novembre 1957 a Lewisburg/Pennsylvania (Stati Uniti).

Reich era originario della Bucovina, la parte più orientale dell'ex impero austroungarico. I suoi genitori, proprietari terrieri, si erano allontanati dalla tradizione ebraica dei loro antenati e si erano assimilati alla cultura tedesca senza aver abbracciato la fede cristiana. Reich fu in un primo tempo istruito da precettori e frequentò più tardi il liceo di Cernivci, il capoluogo. La sua giovinezza si svolge all'ombra di tragici eventi. All'età di dodici anni fu molto traumatizzato dal suicidio della madre evento in cui si sentì implicato. Suo padre morì cinque anni dopo, nel 1914, di tubercolosi che aveva contratto volutamente. Reich dovette allora assumere la direzione della tenuta e terminare gli studi con il diploma per in seguito diventare soldato per un periodo di tre anni e mezzo. Dopo la guerra, Reich, oramai rovinato, partì per Vienna e studiò medicina.

Reich prese contatto con Freud già durante i suoi studi e divenne membro dell'Associazione Psicoanalitica di Vienna nel 1920. La sua carriera di psicoanalista, che sembrava brillante per un certo periodo, prese fine nel 1934 con la sua esclusione dall'IPV (Associazione Psicoanalitica Internazionale). La storia e lo sfondo di questa misura insolita sono molto interessanti ma troppo complessi per essere riassunti qui. Ad ogni modo, l'opinione secondo cui Reich sarebbe stato messo al bando da Freud e gli psicoanalisti a causa dell'attività politica, che condusse per qualche anno nel quadro di organizzazioni socialdemocratiche e comuniste, è superficiale. La vera ragione si trova nell'opposizione fondamentale della posizione antropologica di Reich, posizione anarchica, di fronte a quella di Freud (vedi più avanti).

Il coinvolgimento di Reich nel movimento operaio cominciò nel 1927 e terminò nel 1933 (anche per un'esclusione dal KPD -- il partito comunista tedesco -- Reich era emigrato nel 1930 a Berlino). Durante questo periodo, Reich pubblicò gli scritti che diedero luogo più tardi alla sua riscoperta da parte del movimento studentesco del 1968 e che lo designarono a lungo come "Freudo-marxista". Ma la posizione di Reich non è accettabile né per dei freudiani né per dei marxisti né per dei Freudo-marxisti, come lo ha dimostrato la reazione di rigetto della KPD e dell'IPV così come l'accoglienza riservata che gli è stata fatta dai teorici del movimento studentesco.

Dopo l'esclusione dalle organizzazioni, a proposito delle quali credette di poter aver influenza attraverso le sue idee sugli orientamenti teorici, cioè ideologici, Reich tentò di trovare una posizione indipendente, rinunciando ad ogni sostegno istituzionale.

Sotto le difficoltà dell'esilio -- a partire dal 1934 in Norvegia, a partire dal 1939 negli Stati Uniti -- Reich cominciò a consolidare le sue scoperte psicologiche e sociologiche attraverso ricerche personali in fisiologia, biologia e, più tardi, in fisica. Da una parte sviluppò la sua tecnica psicoterapeutica (L'"analisi caratteriale" tratta dalla psicoanalisi) verso la "vegetoterapia", attraverso la considerazione dell'insieme dell'organismo umano, più in particolare delle sue funzioni vegetative (per questo egli è considerato spesso come il "padre delle terapie psicocorporali"). Da un'altra parte si introdusse in campi sempre più elementari, attraverso una ricerca sperimentale mirata, finché non dichiara di aver scoperto l'energia cosmica "primordiale" che chiama "orgone".

Lo sviluppo scientifico di Reich, la sua "opera", che non ha bisogno di essere presentata né giudicata in dettaglio qui, mette in evidenza delle conseguenze interne ben più forti di quanto questo breve abbozzo possa offrire. Se, la maggior parte del tempo, Reich provocò con le sue teorie, il rigetto, cioè l'animosità, non sembra che la causa principale di ciò sia da cercare nelle sue dichiarazioni veramente scientifiche o nel suo modo di presentarle, ma molto più nella loro concezione di base fondamentalmente antropologica. Non è che questa concezione che dovrà essere studiata più in dettaglio, è qui che si tratta di stabilire il significato dell'opera di Reich per l'anarchismo.

Già durante il suo conflitto con Freud ed i funzionari delle organizzazioni psicoanalitiche, che furono condotte da costoro non sul terreno dell'argomentazione ma molto più con i mezzi dell'intrigo politico, Reich fu descritto come un "anarchico sessuale" e "anarchico etico". E la campagna nord-americana successiva, ma non meno intrigante, che doveva portare all'imprigionamento ed alla morte di Reich nella prigione federale di Lewisburg, cominciò nel1947 con un articolo in una rivista con il seguente titolo: The New Cult of Sex and Anarchy.

Queste descrizioni di Reich in quanto anarchico erano abbastanza vaghe per adempiere alla funzione polemica abituale, allo stesso tempo indicano la direzione ideologica in cui poteva essere classificato Reich. Malgrado ciò, non vi furono che pochi contatti tra anarchici e Reich. Un riconoscimento della sua opera da parte degli anarchici non è visibile che attraverso debole tracce. L'omaggio a Reich pubblicato il 16 novembre 1957 in "Freedom" a Londra, fa riferimento alla sua opera con simpatia, ma non permette di capire quale valore le si attribuiva per la teoria dell'anarchismo.

Reich non si è mai dichiarato anarchico. La sua opinione era che gli anarchici, qualunque sia il loro orientamento, sottovalutavano enormemente, cioè ignoravano la mostruosa problematica dell'inadeguatezza a vivere la libertà che presentavano gli attuali umani: "Essi trascurano la struttura della massa, impotente, ricercando sempre il dirigismo cioè l'autoritarismo. Non vedono che il loro desiderio di libertà; ma questo desiderio non deve essere confuso con l'attitudine ad essere liberi." (Citazione da Laska, p. 71). In fin dei conti, Reich ha definito con disprezzo tutti gli attivisti politici (non in modo particolare gli anarchici) che operano con lo slogan della libertà, di "piazzisti della libertà", di persone che, per un vantaggio incerto, vantano qualche cosa che essi stessi non sanno veramente definire.

Posizione di base antropologica

In quanto esploratore della problematica della libertà, Reich è da porsi nella stessa categoria che (soltanto) altri due pensatori precursori, combattuti e disprezzati anch'essi come lui, ai loro tempi e per posizioni simili, da quasi tutti i filosofi (e ancor più dai loro avversari): La Mettrie (1709-1751) e Stirner (1806-1856). Etienne de la Boëtie (1530-63), con il suo scritto sulla "servitù volontaria") potrebbe essere designato come il precursore di questo sottile filo di tradizione.

Reich conosceva La Mettrie e Stirner. Malgrado ciò, li cita così poco nei suoi scritti che questo collocamento arbitrario di Reich nella storia della filosofia necessiterebbe di un rafforzamento più completo, soprattutto dati i suoi rapporti, per esempio, con Marx e Freud, vista la sua propria concezione, spesso sottolineata, del suo lavoro in quanto naturalista e nei confronti di altri aspetti più importanti della sua vita e della sua opera. Tutto questo non può essere qui esposto, non fosse che a causa della massa di dati da prendere in considerazione. Se si paragona l'opera di Reich ad un palinsesto, non si potrà che tentare di scoprire lo strato originario che Reich stesso ricoprì diverse volte e di cui il testo non lascia trasparire che dei luoghi.

All'epoca in cui Reich raggiunse il movimento psicoanalitico di Sigmund Freud, questi aveva già vissuto il conflitto interno che si può comprendere sulle basi della conseguenza "anarchica" -- falsamente interpretata come nichilistica -- di ogni via di pensiero chiarificatore nella maggior parte dei raggruppamenti razionalisti. Questo può essere ricostruito con l'aiuto di certi avvenimenti apparentemente marginali del congresso psicoanalitico del 1908. [5 nov. 2002: cf. Bernd A. Laska: Otto Gross zwischen Max Stirner und Wilhelm Reich, spec. cap. 4.1.1]

Lo psichiatra e neurologo Freud aveva all'epoca già pubblicato una serie di testi in cui esponeva la sua comprensione dell'eziologia (cause) delle nevrosi. Freud insegnava che già il bambino presentava delle pulsioni, giustamente qualificate come sessuali, la cui "rimozione" necessaria nel campo dell'"inconscio", se non riusciva, sfociava in nevrosi. La soppressione di questa rimozione durante la cura psicoanalitica, seguita da una condanna cosciente della pulsione così scoperta erano la condizione per la guarigione di queste nevrosi, cioè l'eliminazione dei sintomi nevrotici. Freud era consapevole del significato delle sue scoperte, la cui portata superava ampiamente il campo della medicina e si inscriveva nella linea dei filosofi come Feuerbach e Nietzsche.

Tra i colleghi, spesso più giovani, che Freud (1856-1939), giunto già alla sessantina, poté guadagnare alla causa della psicoanalisi, durante questi primi anni della sua esistenza, ve ne erano due che, indipendentemente l'uno dall'altro, stimavano più di Freud stesso, la potenza razionalista dell'esplorazione dell'inconscio: Sándor Ferenczi (1873-1933) e Otto Gross (1877-1920).

Durante il congresso del 1908, Ferenczi presentò le sue idee sulle conseguenze generali delle scoperte freudiane. Più fermamente di Freud, egli difese la concezione secondo al quale, in fondo, ognuno era coinvolto da questa rimozione "non riuscita", dunque anche lo stesso essere umano "normale" non presentante sintomi nevrotici. I "pensieri ed aspirazioni" presenti e rimossi in ogni essere umano, e che, in conseguenza a questa rimozione nell'inconscio, diventavano "un complesso pericoloso di istinti antisociali ed autodistruttori", non potevano essere "assoggettati [che] attraverso l'azione automatica di gigantesche misure di sicurezzaÉ [e cioè] con dei dogmi morali, religiosi e sociali." Ferenczi continua argomentando che questo funzionamento irrazionale del comportamento attraverso "dei principi senza appello" non era soltanto legato a molte sofferenze psichiche inutili ed una capacità del piacere diminuita, ma era per di più manifestamente inopportuna. "Le manifestazioni della progressione illogica del represso" osservabili nella società potrebbero dare luogo alla messa in questione fondamentale dell'ordine esistente, basato su questi dogmi e che si riproduce sempre "da tempi immemorabili" attraverso individui addestrati in tal modo. Secondo Ferenczi, la "rivoluzione interiore" resa possibile grazie alle conoscenze apportate da Freud, potrebbe essere "la prima rivoluzione che apporterebbe un vero sollievo all'umanitàÉ" (citato da Sándor Ferenczi, in: Zur Erkenntnis des Unbewussten, Frankfurt/M, 1989, pp. 63 ss., 178 ss. [Per la conoscenza dell'Inconscio, Raffaele Cortina, Milano.]

Otto Gross, che Freud ha considerato un tempo come uno dei suoi discepoli più capaci, sosteneva un punto di vista simile durante il congresso. I due giovani psicoanalisti avevano la visione di un Uomo Nuovo: l'individuo veramente libero, autonomo, autodeterminato, cioè l'individuo psichicamente "sano" non sarebbe stato ricondotto nel campo del possibile attraverso la terapia di massa ma attraverso la profilassi di massa, cioè con un "rovesciamento radicale della pedagogia" sulle basi delle scoperte freudiane, secondo Ferenczi.

Freud, tuttavia, faceva poco caso a queste conseguenze della sua teoria. Dopo la sua conferenza nel 1908, bistrattò Gross con questa esortazione: "siamo dei medici e vogliamo restare dei medici" (Semplice ripresa del potere -- perché Freud stesso non era medico che per forza di cose). E rifiutò a Ferenczi di prendere posizione, malgrado una richiesta urgente di questi. A suo posto, egli pubblicò lo stesso anno il suo testo La morale sessuale 'Culturale' e la nevrosi moderna in cui stabilì la linea generale e culturalmente conservatrice della psicoanalisi, così come egli fece d'altronde anche in alcuni testi successivi. Né Ferenczi né Gross non riuscirono a suscitare l'interesse per la loro prospettiva anarchica all'interno del movimento psicoanalitico dominato senza contestazione da Freud. Gross divenne presto un "caso" e morì nel 1920, ignorato da Freud. Ferenczi cessò le sue ambizioni radicali e divenne a lungo il collaboratore più vicino di Freud.

Quando si unì al movimento psicoanalitico, nel 1920, Reich sembra non esser stato al corrente di questo attacco "anarchico" che si era verificato più di un decennio prima e che Freud aveva stroncato sul nascere. I suoi contributi alla discussione psicoanalitica, che cominciarono all'inizio del 1920, erano dapprima principalmente di natura tecnica e non permettevano affatto di riconoscere la sua concezione ideologica. Tuttavia, dopo la sua morte, degli scritti nel suo diario furono portati alla luce, scritti di cui il più coinciso getta tutta la luce sulla sua opposizione "anarchica", presente sin dall'inizio ma in un primo momento nascosta: "Max Stirner, il dio, che vide nel 1844 ciò che noi non vediamo nel 1921!" (citato da Laska, p.16). Noi- designa sicuramente i colleghi psicoanalisti di Reich.

Pubblicamente, Reich non menziona affatto Stirner, che era malvisto, a cui egli conferirà un titolo superlativo che egli non attribuirà mai altrove. La citazione del libro L'Unico e la sua proprietà nella bibliografia del suo ultimo libro importante, L'assassinio di Cristo, 1953, tradisce malgrado tutto la sua influenza latente durevole. Reich evitò dapprima di operare all'interno del movimento psicoanalitico con degli argomenti che potrebbero sembrare come motivati ideologicamente. Attraverso la pubblicazione dei risultati del suo lavoro clinico, spesso riconosciuto come superiore, la sua strategia consisteva ben più a dimostrare l'atteggiamento ideologicamente limitato della psicoanalisi creata da Freud, in primo luogo la sua impotenza nel giungere a dei criteri della guarigione, cioè della salute mentale, differenti da quelli della ricerca quasi maniaca del principio di realtà e dell'adattamento all'ordine sociale precostituito.

Sulla base della teoria freudiana dell'eziologia sessuale delle nevrosi, Reich sviluppò una tale definizione, non tanto simile ma orientata sull'organizzazione psico-corporale dell'essere umano: la piena capacità alla soddisfazione sessuale, cioè la potenza orgastica. Nella tipologia caratteriale di Reich, tratta da quella psicoanalitica, l'umano sano secondo questi criteri era chiamato il carattere genitale. Questi era allo stesso tempo (il che non può essere qui spiegato) l'umano veramente libero, autonomo ed autodeterminato- ma si trovava piuttosto in conflitto piuttosto che in pace nell'ordine sociale del momento forgiato dalle nevrosi di massa.

Freud, così come il corteo degli psicoanalisti, non voleva nemmeno discutere su quest'attacco "anarchico" all'interno della psicoanalisi m preferiva soffocarlo allo stesso modo del primo: tacque con determinazione. Ma Reich perseverava nella sua resistenza e rinforzò la sua posizione con altri lavori clinici di modo che Freud non vide altro rimedio che l'eliminazione di Reich attraverso mezzi amministrativi, il che accadde presto. Questo colpo, la sua riuscita in un gruppo che si considerava razionalista, libero pensatore, liberale, ecc., così come quel che venne fatto è, nei suoi diversi aspetti, uno dei capitoli più chiarificatori benché non scritti della storia delle idee del XX secolo.

Reich non valutò il significato pratico della definizione della "potenza orgastica" come molto importante. Perché era evidente, data la situazione, dopo la constatazione della nevrosi di massa, che un successo degno di nota non era fattibile con il lavoro terapeutico -- spesso anche per l'individuo che non era guaribile secondo questi criteri, per differenti ragioni. Se questa grande e qualitativamente nuova "rivoluzione interiore" (vedi sopra) doveva giungere, se nuovi esseri umani, illuminati e, per la prima volta, capaci di assumere la loro libertà doveva vedere la luce, ciò non poteva avvenire che attraverso la profilassi delle nevrosi su scala di massa, con il rovesciamento delle pratiche educative -- il che equivaleva a parlare di una "rivoluzione esterna".

Ferenczi aveva già reclamato una riforma radicale nel 1908, con delle consonanze vagamente anarchiche, con grande danno di Freud. Ma Ferenczi aveva profetizzato ancora più tardi, quando faceva parte del circolo dei più intimi di Freud, che una tale riforma illuminata dalla psicoanalisi avrebbe condotto verso "una rimessa in discussione [della società]É che non tiene soltanto conto degli interessi di alcuni potenti". Ogni limitazione dell'individualità, lo "Stato", dovrebbe tutt'al più "essere uno dei mezzi per il benessere dell'individuo". (op. Cit.). Perché Freud tollerò tali punti di vista da parte dei suoi discepoli in quel momento (e più tardi) quando non sosteneva la posizione di Reich?

La ragione centrale sembra trovarsi nel modo in cui Reich concettualizzava la profilassi delle nevrosi, con delle riforme dell'educazione e avvento dell'uomo nuovo e capace di assumere la libertà. Ferenczi aveva scritto che la futura "pedagogia istruita dalla psicoanalisi" opererebbe con dei metodi molto diversi, ad ogni modo "guiderebbe la formazione dei caratteri per vie appropriateÉ usando una diplomazia intelligente". Questo progetto di una creazione di regole e scopi di una migliore educazione, più umana, più effettiva, ad ogni modo più positiva e orientata verso un ideale sociale, corrispondeva anche alle concezioni di molti altri psicoanalisti. Nella nuova terminologia di Freud, introdotta nel 1923, ciò potrebbe formularsi così: l'introiezione condotta con circospezione (grazie alle scoperte della psicoanalisi) di un Super-Io concepito come ideale. Questo Super-Io, che agisce in seno all'individuo in quanto sede dell'accettazione dei valori, della morale, della coscienza, ecc., non dovrebbe né essere troppo debole- affinché possa imporre il comportamento desiderato- e né troppo forte- perché non porti a rendimenti bassi, malattie o disordini sociali.

Reich si oppone a questo concetto in uno dei suoi testi, Der Erziehungszwang und seine Ursachen, (1926, cfr. Laska, p. 142). Sottolineò il potenziale d'azione di motivazioni inconsce degli educatori (nevrotici), parlava della "educazione in quanto equivalente alla nevrosi degli adulti" ed enumerò una serie di argomenti psicoanalitici che mostravano perché l'educazione attiva conduceva alla nevrotizzazione degli adolescenti, anche con le migliori intenzioni. È per questo che Reich non diede che "una regola negativa: temperanza dell'educazione sino all'estremo, limitazione delle misure educative ai divieti a cui non si può rinunciare."

Detto altrimenti, per Reich si trattava di mostrare che occorreva impedire la formazione di un Super-Io nel senso freudiano del termine. Perché questa istanza psichica in quanto tale è l'essenza dell'eteronomia -- anche se contenesse le norme più "giuste", cioè antiautoritarie. La controproduttività della condotta del comportamento attraverso un Super-Io, attestata da una pratica umana plurimillenaria e evidenziata dalla ricerca psicoanalitica conseguente è malgrado ciò essenziale: "La Ômorale' crea giustamente queste pulsioni che si vanta essere autorizzata a padroneggiare nell'interesse dei comportamenti giusti. E l'abolizione di questa morale è la condizione prima dell'abolizione dell'immoralità che si sforza tanto ed invano di sopprimere" (citato in: Laska, p.78). Il programma di Reich per la realizzazione del nuovo umano, capace di libertà, autodeterminantesi e veramente autonomo è, secondo la terminologia freudiana: riduzione e finalmente eliminazione del Super-Io.

Reich stesso non scrisse il suo programma in questi termini. Per diverse ragioni: ragioni personali (legate alla sua relazione con Freud), tattiche (in rapporto con la sua posizione nel gruppo degli psicoanalisti), ma soprattutto oggettive: allontanandosi dall'ortodossia psicoanalitica, attraverso lo sviluppo della psicoanalisi verso l'analisi caratteriale e verso la vegetoterapia (che include l'organismo nella sua interezza), Reich sviluppò anche i suoi specifici schemi concettuali e la sua propria terminologia che divergono da quelli della metapsicologia freudiana (Es, Io, Super-Io). Così, per esempio, parla in seguito della "incapacità fisiologica alla libertà" dell'umano attuale, incapacità che bisognerebbe riconoscere e superare affinché la lotta per la libertà non sfoci più in una nuova forma di non-libertà, come era avvenuto sino al presente (da confrontare con Psicologia di massa del fascismo, capitolo XII).

In quanto precede, abbiamo rinunciato quanto più possibile ai termini tecnici (reichiani quanto freudiani) a profitto di una comprensione generale. Ben inteso, certi termini erano inevitabili e ci sembrava appropriato utilizzarli, come per esempio Super-Io, già ampiamente entrati nel linguaggio comune. La loro adeguatezza a servire l'oggetto di quest'articolo era il più determinante: scoprire il rapporto tra Reich e la teoria dell'anarchia.

Il significato potenziale di Reich per l'anarchismo

Nella filosofia dei tempi moderni, alcuni dei suoi rappresentanti più celebri hanno combattuto con accanimento giustamente questi pensatori che sollevavano e cercavano di stabilire le conseguenze anarchiche di un pensiero razionalista autentico, e, in modo notevole, non secondo regole, diffuse da loro stessi, dell'aumento razionale e sicuro, ma in modo "politico" -- come direbbe Reich con disprezzo -- con l'intrigo, la calunnia, la congiura del silenzio, ecc. Devono anche e in primo luogo il loro successo pubblico che dura sino ad oggi ai loro plagi castranti, il loro gergo professorale ed il seppellimento erudito dei contenuti radicali che essi avevano rilevato nel pensiero di questi proscritti. Per motivi euristici, il rapporto dei pensatori francesi del XVIII secolo con La Mettrie, quello di Marx e di Nietzsche (vedi l'articolo La crisi iniziale di Nietzsche con Stirner e quello di Freud e degli psicoanalisti con Reich possono esser visti nella medesima prospettiva.

Il ruolo svolto dai teorici anarchici "classici" in questo processo si dimostrerebbe nel migliore dei modi con l'evidenziazione del loro rapporto con Stirner (confrontare l'articolo Individualistischer Anarchismus). Reich, che agisce a partire dalla metà degli anni 20, non fu notato che molto raramente da autori anarchici o libertari più tardivi ed in ogni caso non per la sua specificità radicale. È per questo che non si può parlare che della sua importanza potenziale per la teoria e la pratica anarchica. Per determinarla, una revisione dell'insieme del processo del pensiero razionalista, deviata verso il "socialismo" e/o il "liberalismo", sembra necessaria; o, per essere più esatti: per arrivare ad una comprensione della degenerazione della filosofia moderna e del destino dei suoi componenti anarchici (e per trarne delle conclusioni sulla situazione attuale), lo studio fondamentale e chiarificatore del ruolo di Reich (così come di Stirner e La Mettrie) appare in questo processo (il "progetto LSR") come un inizio promettente.

Bibliografia di Reich (selezione)

Die Funktion des Orgasmus [1927], Genitalità, Sugarco, Milano, 1978.
Charakteranalyse [1933], L'analisi del carattere, Sugarco, Milano, 1973.
Massenpsychologie des Faschismus [1933], Psicologia di massa del fascismo, Sugarco, Milano, 1969.
Die Sexualität im Kulturkampf [1936], La rivoluzione sessuale, Feltrinelli, Milano, 1963.
Die Funktion des Orgasmus [1942], La funzione dell'orgasmo, Sugar, Milano 1969
Menschen im Staat [1937], Individuo e Stato [1937], Sugarco, Milano, 1978.
The Murder of Christ [1953], L'assassinio di Cristo, Sugarco, Milano, 1972.

A proposito di Reich

Bernd A. Laska, Wilhelm Reich, Rowohlt, Reinbek, 1981 (6a edizione riveduta nel 2008).
Martin Konitzer, Reich, ErreEmme edizioni, Roma, 1992.
Luigi de Marchi, Wilhelm Reich: Biografia di un'idea, Sugar, Milano, 1970.
Michel Cattier, La vita e l'opera di Wilhelm Reich, Feltrinelli, Milano, 1970.
Paul Robinson, La sinistra freudiana: Reich, Roheim, Marcuse, Astrolabio, Roma, 1970.


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